Mancavano 5 minuti alle 16. Trenta bambini, tutti della 5a elementare, quel pomeriggio, erano eccezionalmente irrequieti, agitati, emozionati, chiassosi, rumorosi. Alle ore 16 in punto arrivó la maestra per iniziare l’esame scritto di religione.
Immediatamente un silenzio generale piombó nella sala dove erano seduti i bambini in attesa delle domande.
1° Domanda*: “Chi mi sa dire con parole sue chi è Dio?”, cominció a dettare la maestra;
2° Domanda*: "Come fate a sapere che Dio esiste, se nessuno l’ha mai visto?”.
Dopo 20 minuti, tutti avevano consegnate le risposte.
La maestra lesse ad una ad una le prime 29 risposte; erano piú o meno ripetizione di parole dette e ascoltate molte volte: “Dio è nostro Padre, ha fatto la terra, il mare e tutto ció che esiste”.
Le risposte erano esatte, per cui si erano guadagnati la promozione.
Poi chiamò Ernestino, un piccolo vispo bambino biondo, lo fece avvicinare al suo tavolo e gli consegnò il suo foglietto, dicendogli di leggerlo ad alta voce davanti a tutti i suoi compagni. Ernestino, temendo una pesante umiliazione davanti a tutta la classe, con la conseguente bocciatura, cominciò a piangere. La maestra lo rassicurò e lo incoraggiò.
Singhiozzando Ernestino lesse: “Dio è come lo zucchero che la mamma ogni mattina scioglie nel latte per prepararmi la colazione. Io non vedo lo zucchero nella tazza, ma se la mamma non lo mette, ne sento subito la mancanza. Ecco, Dio è cosí, anche se non lo vediamo. Se Lui non c’è la nostra vita è amara, è senza gusto”.
Un applauso forte riempí l’aula e la maestra ringraziò Ernestino per la risposta cosí originale, semplice e vera. Poi completò: “Vedete bambini, ció che ci fa saggi non è il sapere molte cose, ma l’essere convinti che Dio fa parte della nostra vita”.